L’Italia è una Superpotenza Turistica: analisi e prospettive di crescita
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Nel corso di un messaggio alla 75esima assemblea di Federalberghi, nel maggio del 2025, la Presidente del Consiglio Meloni ha definito l’Italia una superpotenza turistica. Questa colorita espressione scaturisce dai dati più che lusinghieri che il comparto turistico italiano ha ottenuto nel corso del 2023 e 2024, quando ormai l’emergenza determinata dalla pandemia aveva esaurito i suoi effetti nefasti sul settore.
La crescita del turismo traina l’economia italiana
Nel 2024 il turismo ha contribuito all’economia italiana per il 10,8% del Pil e il 13% dell’occupazione: sono i dati forniti dall’ENIT – Agenzia Nazionale del Turismo, che fotografa in particolare la sempre maggiore domanda di soggiorni in Italia da parte di cittadini stranieri. Non si tratta tuttavia di un dato scontato, determinato dalla fine del periodo pandemico e dal crescente contributo dei paesi emergenti al mercato del turismo globale: i nostri vicini francesi subiscono infatti un calo di presenze dello 0,8% rispetto al 2023 e si piazzano ora al terzo posto nella classifica UE delle presenze turistiche, dietro proprio all’Italia, che raggiunge il suo record storico di 458,4 milioni di presenze, e alla Spagna con 500,1 milioni, che pur restando sul più alto gradino del podio sta registrando tassi di crescita nettamente inferiori rispetto a quelli italiani (incremento del 3,3% dell’ultimo trimestre 2024 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, contro un +11,1% fatto registrare dal nostro Paese). La ricaduta sugli altri settori economici è particolarmente evidente nei trasporti: nel 2024, gli aeroporti italiani hanno registrato un totale di circa 219 milioni di passeggeri, segnando un aumento dell’11% rispetto all’anno precedente. Il miglioramento delle prestazioni sfiora l’incredibile per quanto concerne l’Aeroporto di Roma-Fiumicino, con un balzo del 21,4% nell’arco di soli 12 mesi: se si escludono gli scali dei paesi emergenti come la Cina, la Thailandia e la Malaysia (dove il traffico passeggeri è in vertiginoso aumento a causa della crescita del turismo e per motivi legati alle opportunità di business), l’incremento dei transiti nello scalo romano durante il 2024 è di gran lunga il miglior dato registrato dai primi 50 aeroporti al mondo.
Un potenziale non del tutto espresso
In sostanza, cresce nel mondo la voglia di Italia e tutti gli indicatori mostrano “che l’Italia ha un potenziale immenso e che possiamo crescere ancora molto”, secondo quanto dichiarato da Ivana Jelinic, amministratore delegato di ENIT. Cresce infatti con costanza, come da aspettative, il flusso di turisti provenienti da paesi asiatici, in particolare da Giappone (+218,6% rispetto all’anno precedente) e Cina (+211,6%), numeri impressionanti che negli anni a venire porteranno le presenze dall’Asia ad aumentare significativamente in rapporto al totale delle presenze di turisti stranieri in Italia, senza tuttavia che i turisti provenienti da altre regioni del mondo mostrino segni di disaffezione.
Origine dei flussi turistici
Se si osservano i dati forniti dalla Banca d’Italia sulla spesa dei viaggiatori stranieri in Italia per area geografica di provenienza si determina che durante il 2024 il 69,6% della spesa è originata da viaggiatori europei, sia interni che esterni alla UE, che rappresentano di gran lunga il principale bacino del turismo italiano. L’Italia si conferma infatti la destinazione preferita dai turisti tedeschi (19,94% degli arrivi internazionali), seguono i francesi con il 7,47%, mentre dal Regno Unito sono il 5,29%; significativi anche gli arrivi dalla Svizzera (5,06%), dall’Austria (4,35%), Paesi Bassi (3,51%), Spagna (3,46%) e Polonia (3,12%). A seguire il contributo dato dai viaggiatori provenienti dall’America settentrionale: circa il 11.12% del totale degli arrivi provengono dagli Stati Uniti (secondo paese per numero di arrivi dopo la Germania), mentre gli arrivi dal Canada sono l’1.70% del totale delle presenze. Ne consegue che l’impatto economico dei turisti nordamericani è quasi tre volte superiore al numero di presenze, a conferma della proverbiale propensione alla spesa degli americani in viaggio nel nostro Paese. Il contributo economico dato dai paesi asiatici sale invece, sulla base di quanto detto poco sopra riguardo alla crescita degli ingressi, al 7,9% della spesa complessiva, dal 7,1% dell’anno precedente. Primi timidi segnali di crescita sul piano economico e delle presenze arrivano anche dai viaggiatori provenienti dall’Africa (1,3% della spesa dall’1% del 2023) e dall’Oceania (2,8% della spesa dal 2,7% del 2023), trainata in particolare dal costante aumento delle presenze di viaggiatori australiani.
Quanto è forte all’estero l’amore per l’Italia?
Interessante valutare il numero di arrivi in relazione alla popolazione del paese di provenienza. Emergono così dati impressionanti, in particolare per quanto concerne i nostri vicini settentrionali: il numero di arrivi dalla Svizzera rappresenta circa il 40% della popolazione di quel paese, un dato che va compreso considerando che molti svizzeri si recano in Italia più volte l’anno non solo per turismo ma anche per fare acquisti, per motivi familiari o di lavoro; la fortissima interconnessione tra l’Italia ed i vicini elvetici appare dunque manifesta nei numeri ed è stata facilitata dalla possibilità, concessa a partire dal 2008, di entrare in Italia senza passaporto e visto, pur non essendo la Svizzera un paese membro dell’UE. Riguardo all’Austria, i tragici eventi del Risorgimento e della Grande Guerra appaiono come un pallido ricordo confinato ai libri di scuola: un numero corrispondente al 32,8% della popolazione austriaca ha soggiornato almeno una notte in Italia durante il 2023. Veri esodi di massa, dunque, dei cittadini dei due paesi alpini, che alla prima occasione utile si riversano verso il Bel Paese. Percentuali inferiori, ma comunque sufficienti per raggiungere la vetta degli arrivi totali in Italia, sono ottenute dalla Germania: un numero corrispondente al 16,3% della popolazione tedesca ha trascorso almeno una notte in Italia nel 2023. Si tratta comunque di un dato consolidato da decenni. Poco inferiori i dati dei Paesi Bassi (13,6%), del Belgio (11,5%) e della Repubblica Ceca (10,2%). Se l’amore degli europei per l’Italia appare incondizionato, sorprende l’esplosione dello stesso sentimento anche in terre lontane, dove la lunghezza del viaggio ed il conseguente aumento dei costi suggerirebbe numeri più contenuti: il 5.1% della popolazione dell’Australia ha trascorso almeno una notte in una struttura ricettiva italiana durante il 2023, cifre che solo in parte trovano una spiegazione nella presenza di connazionali e loro discendenti nella terra dei canguri.
Quali prospettive per l’Italia?
Attualmente vola in Italia ogni anno solo lo 0.08% della popolazione cinese, malgrado i millenari e solidi legami culturali e commerciali tra i due paesi e una diffusa simpatia verso l’Italia da parte dei cinesi. Numeri che, come si è detto, appaiono in rapida e costante crescita. Se attraverso il continuo miglioramento delle condizioni economiche pro capite dei cinesi e della loro propensione ai viaggi all’estero tale percentuale raggiungesse il 2% della popolazione – una cifra ben al di sotto delle attuali percentuali australiane – in Italia si avrebbe un aumento di 28 milioni di arrivi di turisti stranieri, pari ad un aumento del 41,3% delle presenze turistiche totali, con un conseguente assai significativo impatto sul PIL nazionale. Questo senza considerare l’aumento dei viaggi in Italia da altri paesi un tempo considerati marginali o in via di sviluppo, che pure mostrano evidenti segnali di una crescita tendenziale. La domanda è dunque: fino a che punto può arrivare l’Italia in un mondo globalizzato, nel quale la voglia di toccare con la mano la sua bellezza come pure di godere dei suoi prodotti sta raggiungendo numeri neppure immaginabili all’inizio di questo secolo?
